Sempre più verso “l’internet of things” nella dimensione quotidiana del vivere.
Questo prodotto già in commercio è un sistema che comunica con i dispositivi wireless e presumibilmente permette di monitorare il proprio peso con tutte le possibili implicazioni che questo tipo di servizi (vedi Wii Fit) implica.
Sarà davvero interessante seguire il processo che trasforma i comuni oggetti quotidiani in oggetti aumentati. Credo sia stimolante ragionare in termini di potenzialità degli oggetti ancora non espresse. Pensare ad una bilancia che si trasforma in un personal trainer è un modo per aprire le porte ad un mondo molto stimolante di interazioni fra oggetti e persone. Possibilmente designer come noi saranno chiamati ad esplorarlo dando il via ad una sorta di seconda giovinezza del design.
Quando rifletto su questo scenario mi sento come la prima volta su internet: con uno strano senso di vertigine ma molto fiducioso.
Su Boston.com/Big pictures che pubblica giornalmente gallery fotografiche sempre molto aggiornate sui temi attuali. ne ha recentemente pubblicata una che illustra alcuni progetti di robotica avanzata tratti dai centri di ricerca di tutto il mondo.
Spiccano fra tutti -almeno a mio avviso- quelli sviluppati per l’esercito (presumibilmente) statunitense.
Si tratta di mezzi da guerra che non hanno più bisogno di pilota neppure in remoto, ma capaci di muoversi e pattugliare un’area autonomamente e chissà cos’altro, raggiungendo così quell’agognato e sofferto traguardo in cui le “guerre saranno combattute da macchine”, ma non è lo stesso per i morti
La sola visione di questi veicoli di morte mi inquieta. Penso ad esempio ai droni statunitensi, a tutta la cronaca nera che sono stati capaci di generare negli ultimi mesi.
Piccoli aerei senza pilota che nessuno controlla davvero se non qualche avanzatissimo sistema di georeferenziazione però ancora incapace di distinguere fra civili e soldati, fra vita e morte.
Forse questo è uno di quegli attuali scanari che le moderne tecnologie stanno tracciando, o l’hanno già fatto. Ritorno poi alla cronaca recente, a quel video girato a bordo dell’elicottero statunitense nel quale i soldati scambiano alcuni civili dotati di tele obiettivi per guerriglieri armati di lanciarazzi. “Well it’s their fault for bringing their kids into a battle.” dirà il soldato dopo che avranno estratto dalla carcassa del van mitragliato il corpo di due bambini.
A questo punto posso solo augurarmi che la tecnologia faccia meno errori, e null’altro.
Si tratta di mezzi di trasporto elettrico individuale a due ruote per spostarsi in città (uno dei progetti della SEGWAY). In corrispondenza ai spostamenti sulle lunghe o corte distanze
vengono proposte P.U.M.A. (Personal Urban Mobility & Accessibility) e PT (Personal Transpo). L’ultimo link da la possibilità di vedere se il PT può essere adattato all’esigenze del utente in mobilità.
Un’altro progetto (collaborazione di NASA e Unimodal Systems, LLC) che sta lavorando sulla prossima generazione del sistema di trasporto ad alta felocità che sarà una specie di “feeder system” per altri sistemi di transito come BARD ( http://www.bart.gov/about/history/cars.aspx )
Vi propongo un articolo che parla di uno studio effettuato da Mark Changizi dell’Istituto Politecnico Rensselaer di Troy, negli Stati Uniti ha portato alla luce una sorprendente somiglianza nel modo in cui un cervello dei mammiferi avanzati ed una città si modificano ed evolvono diventando più complessi, affrontando il difficile problema del mantenimento di una interconnessione efficiente.
Mi ha colpito il paragone della crescita dell’area della corteccia e del numero di sinapsi con l’aumento e sviluppo dell’infrastruttura della città…
Magari qualcuno aveva già letto qualcosa al riguardo?
Nel video vedete il concept della Masdar City (della quale ci hanno parlato alla lezione). Il progetto (sviluppato dallo studio inglese Foster & Partners) rappresenta il primo centro urbano a zero emissioni che sorgerà a pochi chilometri da Abu Dhabi, nel deserto degli Emirati Arabi Uniti (il termine dei lavori è previsto per il 2018).
Ho visto dei posto vecchi sulla Masdar ma vorrei accennarla di nuovo in termini della mobilità.
Una delle grande novità del concept è il progetto che riguarda la metropolitana basata sui “Personal rapid transit”, cioè veicoli individuali, senza pilota e a guida obbligata, capaci di muoversi solo su “piste” prestabilite. Ogni “Prt” porterà fino a 6 persone e orario di partenza e percorso saranno decisi dall’utente “on demand”. In superficie si muoveranno solo pedoni, bici e mezzi elettrici di soccorso.
Metto a disposizione di tutti (quelli che già non ne fossero a conoscenza) il canale Vimeo dedicato al MEL dell’MIT, crocevia di idee e nuovi scenari riguardanti i futuri servizi offerti dalle città.
Per coordinarci anche a distanza noi del gruppo che si occupa della mobilità stiamo utilizzando questo semplicissimo programma Bubble.us “piovuto dalla nuvola” che permette di creare velocissimamente mind maps e schemi.
Lo consiglio a tutti, soprattutto perchè è gratuito e genera automaticamente file immagine.
Si potrebbe anche pensare ad una sorta di network fra i vari gruppi per condividere le mappe in via di sviluppo…con grande vantaggio per tutti, compiacimento del Prof. Maffei e qualcosa di utile verrà sicuramente fuori!!