Archive for the ‘riviste’ Category

Su Internazionale di oggi

venerdì, aprile 9th, 2010

Buon giorno a tutti,

su Internazionale di oggi, che come ogni venerdì illumina d’immenso ogni edicola piccola e grande, si discute di:

Salute: “Il lato buono della depressione”

Rifiuti: “I rifiuti dei paesi ricchi bruciano ad Accra”

Naturalmente la rivista affronta oltre a queste numerose altre tematiche attualissime, pubblicando tradotti in italiano articoli scritti da grandi firme internazionali e non, per i giornali di tutto il mondo. E questo è il bello!

Ecco il sommario del numero 841!

Il sito ufficiale

Su Nova24 di oggi

giovedì, aprile 8th, 2010

Buon giorno a tutti,

su Nova24 “appena” uscito in edicola con il Sole 24 Ore e “fumante” fra le mie mani, stamattina  si discute di:

a) La terza dimensione del suono: i sistemi binaurali

b) I treni ad alta velocità (Le ferrovie dello stato da questo mese adotteranno la banda larga sui treni Freccia Rossa)

c) Reti di Città salvaclima, la salvezza locale del clima globale

d) L’html5 e la riorganizzazione del sistema del sistema del video (sottotitolo: Apple e Google boicottano Adobe…e fanno anche bene)

e) Milano 3.0 e i 10 progetti di giovani creativi.

f) Foursquare e Gowalla,i due principali location-based social network a confronto

Apre le danze Bruce Sterling raccontando le inefficienze dei moderni sistemi di archiviazione dal punto di vista storiografico, causa di costante migrazoine di file da un supporto all’altro per sfuggire all’obsolescienza dei sistemi di lettura.

…A qualcuno interessa??

Quando il web sarà quasi solo video…

martedì, novembre 11th, 2008

Già oggi ne circolano su internet per 44 milardi di gigabyte ogni mese

Secondo Cisco Systems entro quatto anni metà del traffico in rete sarà solo di immagini in movimento

(da http://it.youtube.com)

WASHINGTON – La comunicazione visiva è potente: una sola immagine può valere più di mille parole. Lo sanno bene i comunicatori che sfruttano le potenzialità di canali web come YouTube per diffondere viralmente dei messaggi tra i consumatori, e ne sono consapevoli anche gli stessi internauti, sempre più propensi a riversare in rete i propri contenuti video.PREVISIONI – Proprio ai video e al loro futuro è dedicato lo studio Visual Networking Index realizzatodal colosso statunitense Cisco Systems, il quale prevede che da qui al 2012 il traffico internet sarà costituito per il 50 per cento da immagini in movimento, per un totale di 44 esabyte trasmessi in rete ogni mese (1 esabyte corrisponde a 1 miliardo di gigabyte). Già oggi, dice la società americana, ogni mese viene trasmessa su Internet una quantità di video pari a 2 miliardi di Dvd (ovvero circa 7 esabyte), ed entro la fine dell’anno questo genere di contenuti rappresenterà il 30 per cento dei dati che circolano in rete. Si pensi che nel 2005 tale percentuale ammontava invece solo al 5 per cento.

TUTTI PAZZI PER I VIDEO – Insomma, sulla spinta di siti come YouTube, il web parrebbe destinato a diventare un enorme contenitore di immagini in movimento create, condivise e guardate dagli utenti. «Nel corso degli ultimi tre anni il traffico su Internet è esploso» ha detto Suraj Shetty, vice presidente marketing di Cisco, spiegando che ora i gestori dell’infrastruttura sono preoccupati che la crescita attesa per i prossimi anni possa far collassare i loro network, e cercano quindi di trovare un modo per far sì che la rete riesca a reggere il passaggio dell’enorme quantità di dati che si stima circoleranno nella rete da qui a pochissimi anni.

Alessandra Carboni
16 giugno 2008

dal Corriere della Sera

Al supermercato si paga con l’impronta

martedì, novembre 11th, 2008

Stanchi delle code infinite? Stressati dagli interminabili pomeriggi in attesa di pagare la spesa? Da oggi qualcosa é cambiato. Ecco come: “La spesa quotidiana al supermercato è sempre più un’impresa. Se da una parte ci arrabbiamo per l’aumento della pasta, della carne o della verdura, ciò che ci fa veramente innervosire è la coda che puntualmente attende alle casse. Ma ora la spesa diventa rapida, comoda e sicura. La soluzione per velocizzare il momento pagamento arriva dai Paesi Bassi. Il pagamento avviene mediante lettura delle impronte digitali: l’indice sull’apposito apparecchio e il trasferimento è concluso. I contanti, la carta, il Pin e la firma non servono più. La catena olandese di supermercati “Albert Heijn” (oltre 750 punti vendita) ha dato il via martedì al progetto pilota chiamato “Tip2Pay”. Il cliente si presenta alla cassa e posiziona semplicemente un polpastrello sull’apposito lettore. Previa esibizione di un documento di identità e di una carta di pagamento, verrà eseguita una scansione di due impronte della mano destra e sinistra e la contemporanea registrazione delle informazioni relative al nome, all’indirizzo e al numero di conto corrente nonché, all’occorrenza, della carta punti. Il progetto sperimentale è partito da una filiale a Utrecht e durerà sei mesi, dopodichè – se verrà accolto positivamente, sarà esteso a livello nazionale, ha fatto sapere “Albert Heijn”.

Tratto dal CorriereDellaSera

Qui il link alla catena olandese.

Internet sempre più elettorale

mercoledì, novembre 5th, 2008

Quasi la metà degli americani (un record) ha raccolto informazioni sulle primarie attraverso nuove tecnologie. E Obama è stato nettamente superiore nell’agone politico online.
WASHINGTON – I candidati alle primarie Usa si sono serviti della rete (utilizzando per esempio canali come YouTube, Facebook o Twitter) per comunicare con gli elettori americani, e questi a loro volta si sono rivolti al web per seguire le elezioni, decretando così l’affermazione dell’attivismo politico online tramite i «social media».

LA RICERCA – È l’ultimo rapporto realizzato dai ricercatori del Pew Internet and American Life Project a confermare che l’internet e le tecnologie hanno avuto un ruolo fondamentale nelle primarie Usa, rivelando che il 46 per cento degli statunitensi ha usato il web, la posta elettronica o gli Sms per ricevere informazioni sulla campagna di Hillary, Obama e compagni, nonché per condividere le proprie impressioni e svolgere attività di supporto al proprio candidato.

I DATI – L’indagine Pew ha messo quindi in luce che un buon 35 per cento degli americani ha guardato i video politici online (circa il triplo rispetto alle elezioni del 2004), che il 10 per cento ha seguito la gara tramite i siti di social networking più popolari (pratica, questa, cui sono affezionati in particolar modo i giovani elettori di età inferiore ai 30 anni), e che il 6 per cento degli elettori ha anche apportato il proprio contributo tramite il web. Inoltre, per un 39 per cento di votanti il web ha rappresentato l’opportunità di accedere a contenuti «non filtrati», come video originali di dibattiti, annunci e discorsi, ma ha anche permesso loro di consultare documenti e trascrizioni dei discorsi dei politici. In particolare, i supporter di Barack pare siano stati i più attivi online (circa il 74 per cento rispetto al 57 per cento di quanti appoggiavano la signora Clinton), dimostrandosi i più disinvolti nell’ambito della cyber politica.

Alessandra Carboni, Corriere della Sera del 16 giugno 2008

At Inamo in London, fine dining with a touch of tech

lunedì, novembre 3rd, 2008

October 31, 2008 in

http://www.springwise.com/food_beverage/at_inamo_in_london_fine_dining/

The impatient and hungry tech-heads of London have been given a new treat with the launch of Inamo, a pan-Asian restaurant that has canned the traditional printed menu in favour of an interactive ordering system. An illustrated menu is projected onto the diners’ touch-sensitive table, which also lets customers personalize the décor of the booth by selecting sounds and animated, projected table ‘cloths’. While waiting for their meal—the pan-Asian menu was created by head chef Anthony Sousa Tam, previously of Nobu, Ubon and Hakkasan—diners can use the touch-table to watch a live feed of their chefs at work, or to find information on what’s happening in the neighbourhood. Should the evening be going well, courting couples can use the system to book a taxi home, or if the evening descends into kill-me-now silence, rescue is at hand in the form of the system’s built-in games.

The restaurant’s inspiration came from the founders’ frustrations at inattentive waiters when dining elsewhere. However, this doesn’t mean Inamo is devoid of the human touch: food is brought to the table by staff members, who are also on hand to answer diners’ questions. The restaurant’s designers also wisely avoided a tech-inspired décor, instead creating a look that’s fresh and attractive, with technology offered not as the main course, but as an integrated enhancement.

With Adour’s interactive wine bar, and uWink’s entertainment kiosks at tables, food and beverage venues are bringing a digital dimension to their offer. For more on how the offline world—also known as the real world, meatspace or atom-arena—is adjusting to and mirroring the increasingly dominant online world, check out trendwatching.com’s briefing on OFF=ON.

Website: www.inamo-restaurant.com
Contact: www.inamo-restaurant.com/contact.php

Il GPS è finalmente entrato nelle fotocamere

domenica, novembre 2nd, 2008

di Pietro Zanarini in Nova (sole 24h) il 29/10/2008

Era da un po’ che lo aspettavamo: finalmente il GPS è entrato nelle fotocamere digitali.

In realtà esistevano già soluzioni alternative che facevano uso di GPS esterni collegati via radio, o GPS scollegati e da sincronizzare tramite appositi programmi al momento dello scaricamento su PC, o navigatori portatili (primo fra tutti il NavMan N60i) dotati di fotocamere che lasciavano molto a desiderare. Anche con il Nokia N95 (e successori) e l’iPhone si potevano già fare foto georeferenziate.

Ma solo con l’uscita della Nikon Coolpix P6000 l’unità GPS è del tutto integrata con una vera fotocamera, permettendo quindi la registrazione della posizione esatta (latitudine e longitudine) al momento dello scatto tramite ‘geotag’ nei meta-dati EXIF dell’immagine JPEG.

Anche questo tassello quindi si è chiuso a vantaggio della diffusione di foto georeferenziate e più in generale dei tanti Location Based Services già esistenti o ancora da inventare.

I gesti ci aiutano a pensare meglio!

domenica, novembre 2nd, 2008

Dall’Archivio storico del Corriere della Sera,
Vigna Simona e Oliverio Alberto, pagina 23 (10 gennaio 1999):

Nuove ricerche negli Stati Uniti rivalutano una caratteristica delle popolazioni latine, cioe’ il gesticolare mentre si parla, scoprendo valori insospettati.
I gesti ci aiutano a pensare meglio e arricchiscono di emozioni le nostre parole.

Nuove ricerche negli Stati Uniti rivalutano una caratteristica delle popolazioni latine, cioe’ il gesticolare mentre si parla, scoprendo valori insospettati I gesti ci aiutano a pensare meglio Non si porta avanti una conversazione solo a parole. Non basta muovere labbra e lingua: l’ uso di mani, dita e braccia e’ altrettanto importante. Lo sappiamo bene noi italiani, universalmente riconosciuti come il popolo che piu’ di tutti sfrutta la gestualita’ per esprimersi. Ma perche’ ci serviamo dei gesti quando parliamo? La domanda, per anni al centro di ricerche e studi di neurologia e psicologia, e’ diventata il titolo di un articolo scientifico appena uscito, dove si traggono le conclusioni degli ultimi esperimenti a riguardo. Parole e gesti vanno, per cosi’ dire, a braccetto, ci rassicurano gli scienziati. A differenza di quanto si poteva credere, pero’ , le manovre aeree a cui sottoponiamo i nostri arti superiori durante una conversazione non servono semplicemente a comunicare meglio i concetti a chi ascolta. Sembra piuttosto che la gestualita’ aiuti chi parla a pensare e a formare meglio le parole. Secondo Robert Krauss, autore dell’ articolo pubblicato su Current Direction in Psychological Science e professore di psicologia alla Columbia University, certi segni, che inconsciamente tracciamo per aria mentre parliamo, ci aiutano a recuperare le informazioni, ovvero le parole, racchiuse nella parte del cervello addetta alla memoria. “I gesti – sostiene Krauss – precedono quasi sempre le parole anziche’ seguirle. Qualche volta le precedono addirittura di un secondo o due. E questo sembra consistente con il fatto che i primi ci permettano di accedere piu’ facilmente alle seconde”. Cio’ non significa che i gesti non servano anche a comunicare ulteriori informazione. Come quando usiamo le parole per esprimere una direzione e le accompagniamo col relativo segno. Altre volte, secondo Krauss, i gesti possono aiutare a mantenere il ritmo di un discorso. Ma una serie di esperimenti, alcuni dei quali pubblicati di recente sulla rivista Nature, hanno convinto i ricercatori che, in certi casi, la formulazione dei pensieri sia direttamente interconnessa alla gestualita’ . “Ritengo che nel cervello ci siano legami stretti tra linguaggio e aree motorie – sostiene Jana Iverson, psicologa all’ Universita’ di Chicago. In uno di questi test, ad esempio, Iverson ha trovato che soggetti non vedenti tendono a usare i gesti tanto quanto chi vede -, un dato che sembra confermare come l’ uso dei segni non sia qualcosa che si acquisisce osservando gli altri. In un secondo esperimento, poi, e’ stato messo in rilievo che bambini privi della vista fin dalla nascita abbinano parole e gesti anche se sanno che chi ascolta e’ non vedente come loro. Da qui la conclusione che i gesti non servano tanto a chi ascolta quanto a chi parla. Ben lungi dall’ essere soddisfatti, gli scienziati sono intenzionati ad approfondire ulteriormente questo genere di ricerche: studiare la maniera in cui ci esprimiamo aiuta a capire meglio anche il funzionamento del cervello. Il passo successivo del professor Krauss riguardera’ l’ applicazione di queste conclusioni a chi ha sofferto di ictus: l’ uso dei gesti sembra possa aiutare questi pazienti a superare i problemi associati alla perdita di memoria. Inoltre, mancano ancora spiegazioni scientifiche del perche’ certe popolazioni si servano dei gesti molto piu’ di altre. “Quel che e’ certo – racconta Iverson – e’ che tutti noi abbiamo in comune questa stretta correlazione tra segni, linguaggio e pensiero. L’ uso delle mani deriva forse dal tipo di cultura in cui viviamo. Gli italiani le useranno di piu’ , i cinesi o i giapponesi di meno. La tendenza di base resta comunque quella di accompagnare la conversazione con i gesti”.
Simona Vigna

E arricchiscono di emozione le nostre parole Nella cultura anglosassone la comunicazione gestuale era stata in passato repressa Le origini della gestualita’ umana sono molto antiche, precedenti l’ uso del linguaggio parlato. I gesti, infatti, rappresentano una vera e propria attivita’ prelinguistica ed essi hanno contribuito a strutturare il nostro cervello in due emisferi ben distinti, il sinistro e il destro, dotati di caratteristiche differenti: il sinistro e’ prevalentemente responsabile del linguaggio e delle attivita’ logico – razionali, il destro dell’ emozione, della capacita’ di cogliere i messaggi nella loro globalita’ , delle attivita’ creative e musicali. La comunicazione gestuale e verbale e la loro localizzazione a sinistra sono un prodotto del lungo processo evolutivo che ha portato la specie umana a adottare la postura eretta: lo stare in piedi ha infatti “liberato” le mani, rendendole disponibili per la manipolazione degli oggetti e per la comunicazione gestuale. A sua volta, in una specie di circolo virtuoso, la comunicazione attraverso i gesti ha contribuito al potenziamento delle caratteristiche dell’ emisfero sinistro, com’ e’ anche evidente dagli studi sui primati non umani. I macachi e altre scimmie antropomorfe usano infatti i gesti per comunicare: questa forma di comunicazione non verbale e’ controllata dall’ emisfero sinistro, come indica la PET, la tecnica che consente di visualizzare quelle parti del cervello che sono piu’ attive in rapporto a un particolare comportamento. Gesticolare, nelle scimmie come negli esseri umani, comporta dunque una prevalente attivazione di alcune aree dell’ emisfero sinistro. Si tratta di aree diverse rispetto a quelle responsabili del linguaggio parlato ma pur sempre localizzate a sinistra: esse sono vicine a quell’ area (la corteccia di Broca) in cui sono depositate le memorie linguistiche di tipo motorio, cioe’ gli schemi muscolari che fanno si’ che attraverso opportuni movimenti dei muscoli facciali, della lingua e della glottide gli esseri umani pronuncino quei suoni che compongono una parola. Comunicare verbalmente, in ultima analisi, significa quindi attivare schemi motori e, ovviamente, riconoscere quelle sequenze di suoni che formano le parole, vale a dire a memorie di tipo sensoriale. Le parole non corrispondono pero’ soltanto a quegli schemi motori che si traducono in appropriate vocalizzazioni, il linguaggio orale, ma anche agli schemi motori di gesti che traducono un concetto astratto in modo concreto: a esempio, un bambino piccolo che pronunci la parola “grande” puo’ anche compiere un gesto, quello di allargare le braccia, indicativo della dimensione dell’ oggetto che puo’ racchiudere tra le braccia aperte. Un oggetto “piccolo” puo’ invece corrispondere al breve spazio racchiuso tra il pollice e l’ indice estesi e via dicendo. In altre parole, la comunicazione dipende da un doppio codice iscritto nel nostro cervello: gli schemi motori delle parole che articoliamo vocalmente e gli schemi motori dei segni, un linguaggio piu’ immediato, concreto e, ovviamente, limitato. Le ricerche basate sull’ uso di tecniche quali la PET hanno infatti dimostrato che se si chiede a una persona di pensare (non di fare) un particolare gesto essenziale (ad esempio allargare le braccia per indicare un oggetto grande, fare un gesto di tipo interrogativo, mandare qualcuno a quel paese) nell’ emisfero sinistro si attivano sia le aree che codificano la motricita’ gestuale, sia le aree che codificano le parole corrispondenti. D’ altronde, pensate al vostro comportamento quando guidate l’ automobile e volete, ad esempio, indicare a un altro automobilista che ha i fari accesi: il gesto che compite con la mano, per indicare il lampeggio dei fari, si accompagna spesso alla parola che vi limitate a sussurrare o a pronunciare mentalmente: “i fari!”. La comunicazione gestuale e’ certo piu’ immediata ed essenziale di quella verbale: essa risale alla preistoria dell’ uomo, alla nostra infanzia, a una dimensione spesso emotiva. In numerose culture, qual e’ quella anglosassone, essa e’ stata repressa in quanto troppo “popolare”, spesso associata a espressioni e suoni rumorosi, tipica delle culture di origine latina, di un’ immigrazione meno colta e diversa rispetto alla cultura locale. Oggi che gli Stati Uniti assistono a un proliferare di culture diverse, in buona parte di origine latina, la comunicazione gestuale attira maggiore attenzione, anche da parte dei neuroscienziati e dei linguisti: ma i gesti e il linguaggio dei segni non guadagnano spazio soltanto per la loro valenza transculturale e per la maggiore disponibilita’ della cultura anglosassone nei riguardi delle emozioni ma anche a causa dell’ impatto della cultura dei fumetti (in cui i segni hanno un ruolo importante) e di quella informatica, ricca di codici di tipo gestuale come, ad esempio, gli “emoticon” i simboli grafici usati nelle comunicazioni via internet per dare un volto a particolari inflessioni del discorso e stati d’ animo: cosi’ , per strizzare l’ occhio al mio interlocutore e dirgli che sono OK, traccio i segni ; – ) e : – ) (la seconda configurazione e’ talmente diffusa da essere automaticamente convertita dal computer nel segno J). Insomma, il linguaggio dei segni e quello degli emoticon, geroglifici dell’ era informatica, rimandano alle nostre antiche origini, all’ essenza della comunicazione ma anche a una dimensione emotiva che spesso la parola non riesce a esprimere con la stessa immediatezza.
Alberto Oliverio

…su carta

giovedì, ottobre 23rd, 2008

in The Reader, n°12 Ottobre, allegato ad Abitare n°486, Editrice Abitare Segesta:

pag. 2-3, La Guerra Fredda è tornata. Bucky Fuller a NY di Nicolai Ouroussoff, in The New York Times, 4 luglio 2008
…la visione utopistica dell’architettura postbellica. Lui è quello della cupola geodetica progettata per il padiglione degli Stati Uniti, all’Expo Universale del 1967 di Montreal!

pag. 7, Il grande evento come matrice per l’Atene del dopo Olimpiadi, di Yorgos Tzirtzilakis, in a. the athens contemporary art review, numero 6, settembre 2007
…riflessioni tra il prima, il durante e il dopo: come e se si trasformano gli edifici creati ad hoc per le olimpiadi?!

pag. 8-10, L’architetura per le Olimpiadi di Pechino è spettacolare, ma che messaggio trasmette di Paul Glodberger, in The New Yorker, 2 giugno 2008
l’edili

…piani urbanistici, investimenti e tecnologie impiegate.
pag. 11, Stadi per disastri e guerre di Geoff Manaugh, in BLDGBLOG, 2 giugno 2008
…l’edilizia olimpionica come risorsa-bunker (da luogo di detenzione temporanea a rifugio per catastrofi politico-climatiche.